Vi è mai capitato di avere bisogno di cambiare vita mettendo uno stacco netto tra il prima e il dopo? È questo il tema principale di Wild di Cheryl Strayed. Cheryl ha 24 anni quando il suo matrimonio fallisce, la sua amata madre è morta qualche anno prima, il patrigno e i fratelli a cui era molto legata da piccola ormai hanno la loro vita e si sono allontanati, Cheryl ha fatto scelte sbagliate in questo periodo, si è persa e ha perso le sue radici. Cosa fare? Come ritrovare se stessa e un nuovo posto in cui vivere? C’è un sentiero fra le montagne, parte dalla California al confine con il Messico e arriva fino al Canada collegando uno dopo l’altro gli stati a ovest degli Stati Uniti, inizialmente erano per lo più passi montani risalenti ai primi coloni e ai nativi, scollegati tra loro, in seguito tutti questi pezzi di sentieri sono stati uniti ed è nato il Pacific Crest Trail, un percorso di trekking lungo circa 4300 km che ogni anno viene percorso da centinaia di escursionisti e amanti della vita all’aria aperta, c’è chi lo fa tutto, chi ne fa solo una parte. É quasi per caso che Cheryl scopre di questo trekking  trovando una guida al supermercato e l’idea inizia a stuzzicarla, si insinua in lei piano piano finchè non decide che quello è il suo modo di chiudere con il passato e aprire le porte del futuro, un percorso di crescita e di salvezza che attraverso la fatica, la sofferenza e la solitudine la porteranno alla sua nuova vita e al ritrovamento di se stessa. Il libro è molto intenso, fra panorami mozzafiato e una profusione di flashback, Cheryl ci racconta la sua storia e la storia del suo viaggio zaino in spalla. La nostra protagonista è un essere umano come tanti, ha pregi e difetti ma non potrete non amarla al termine del libro. É stato tratto anche un film dallo stesso titolo con la fantastica Reese Witherspoon che non ho ancora visto, su internet oltre a molte foto decisamente suggestive del PCT si trovano anche le foto originali di Cheryl mentre lo percorreva, il libro ovviamente è consigliatissimo!

 

recensione di Martina Baratta