BENVENUTI A DINTERBILD recita il cartello sbiadito all’ingresso del paese. Ma nessuno arriva a Dinterbild dalla strada di accesso e nessuno percorre la via che lascia il paese per andare alla ricerca dell’Altrove. Nessuno tranne i visionari, come Krisheb, il matto, e Vinpeel, un ragazzino che teme l’arrivo dei cavalieri dell’Apocalisse e parla nelle conchiglie con la speranza che il padre, incapace di dialogare con lui, un giorno possa ascoltare le sue parole. Vinpeel dopo aver visto una luce al di là del mare, segno che esiste un Altrove, cercherà, insieme a Krisheb, Doan e Mune, di raggiungerlo camminando sulle acque (le sacre scritture, in fondo, non contengono forse la verità?), tentando di prosciugare il mare e costruendo una mongolfiera con le tovaglie rubate alla Locanba (e no, quella B non è un errore!) Biton. Una storia che richiama prepotentemente alla mente il migliore Neil Gaiman, quello di Stardust, per intenderci, con la costruzione di una realtà fantastica e surreale, ma oltremodo poetica. E così Dinterboild diventa quel non luogo dove ognuno di noi si perde nella ripetitività dei gesti e delle parole, un loop in cui ci immergiamo quando ci lasciamo vincere dai ricordi e dai rimpianti.
recensione di Patty Barale