Questo romanzo, per via degli episodi che vengono raccontati, lo reputo sconvolgente. La scrittrice, prendendo spunto dai processi alle streghe di Vardø del 1620, racconta questa storia in modo magistrale facendoci respirare l’aria cupa e fredda della lontana Norvegia. Siamo a Vardø nel 1617. Alla vigilia di Natale, una brutta tempesta si abbatte su questo piccolo villaggio e dei 40 pescatori usciti in mare la mattina non c’è più traccia. Maren perde il padre, il fratello ed il suo futuro sposo. D’altronde però, tutte le donne rimaste a terra hanno perso qualcuno (figli, mariti…) e adesso sono rimaste da sole. Devono subito soffocare il dolore perché la loro sopravvivenza deve diventare la loro priorità. Sono costrette a mettere le barche in mare per pescare, a conciare le pelli e a coltivare i campi. L’equilibrio faticosamente conquistato è destinato però a infrangersi quando mette piede nella loro Vardø il sovrintendente scozzese Absalom Cornet, un uomo ambiguo e torvo conosciuto per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Cornet è accompagnato dalla novella sposa Ursula di Bergen. La moglie nota con sua sorpresa l’indipendenza delle donne mentre Cornet scorge una terra sventurata, abitata dal maligno. Questo romanzo «getta luce su uno spaventoso spaccato di storia, raccontando la brutale sottomissione delle donne, la superstizione che aleggia nei luoghi isolati e le atrocità compiute in nome della religione. Un romanzo davvero potente» Buona lettura!

 

recensione di Giusy Aloe