Il protagonista di questa storia è un uomo rimasto vedovo da poco; vive a Torino, è stato un importante progettista di ponti, lavoro che lo ha portato a viaggiare molto e ad allontanarsi da casa, spesso e per parecchi mesi all’anno. Adesso vive da solo nella casa che ha condiviso con moglie e figli, mentre questi ultimi sono ormai indipendenti e vivono altrove. E’ una domenica e l’uomo ha invitato a pranzo la figlia Sonia con tutta la famiglia. La solitudine in cui vive da qualche mese lo porta ad apprezzare le giornate trascorse in famiglia ed è talmente contento all’idea di condividere la casa e la tavola con figlia, genero e nipoti, che ha deciso di aprire il quadernetto di ricette della moglie e cimentarsi come cuoco. E’ intento a cucinare da tutta la mattina, quando il telefono squilla annunciando un piccolo incidente alla nipotina, che costringe ad annullare il pranzo che aspettava con ansia. Preoccupato per la nipotina e deluso dal dover rinunciare a quella giornata in famiglia, lascia la casa e si dirige alla solita panchina. E’ lì che incontra il piccolo Gaston e la sua insicura mamma. Le solitudini, a volte, si incrociano e si soccorrono vicendevolmente… Ho trovato questa storia, che poi racconta la vita di una famiglia qualunque, alle prese con gioie, problemi e routine quotidiana, di una delicatezza incredibile! L’uomo è ormai anziano, ma possiamo ripercorrere attraverso la voce narrante della figlia Giulia, le sue debolezze di uomo, i suoi errori, l’amore non espresso mai a voce per moglie e figli, la passione per il lavoro, per poi approdare nella fase di solitudine, che ti avvolge e con cui devi imparare a convivere per forza di cose. Non ci sono più punti fermi, ma solo debolezze ed incertezze da affrontare, nuovi obiettivi da trovare e tanti vuoti da riempire. Consigliatissimo!
Anto Spanò