“Già in passato, più di una volta, aveva constato la incredibile potenza dell’amore, capace di riannodare, con infinità sagacia e pazienza, attraverso vertiginose catene di apparenti casi, due sottilissimi fili che si erano persi nella confusione della vita, da un capo all’altro del mondo.” Milano. Antonio Dorigo, architetto cinquantenne incapace di instaurare una relazione sentimentale con una donna, un giorno conosce Laide alla casa di appuntamenti che è solito frequentare, innamorandosene perdutamente. Ma la prostituta, nonché ballerina ventenne, preferisce mantenere un certo distacco non ricambiando il sentimento. Inizia così una relazione tormentata, fatta di un amore cieco non corrisposto, bugie e inganni. Buzzati, attraverso questa storia, lancia il suo messaggio di denuncia alla perbenista società borghese. In un brano del romanzo, attraverso le parole di una collega di Laide, l’autore svela il suo obiettivo e accusa Antonio di essere lui il responsabile delle menzogne della ragazza: lei non ha ricambiato il suo sentimento e lo ha preso in giro perché non avrebbe potuto fare altrimenti. Se anche si fosse innamorata di lui, uno stimato architetto, un borghese, non l’avrebbe mai sposata. Allo stesso tempo, Laide aveva bisogno dei soldi che Antonio le dava perché il suo passato (che lui nemmeno conosce) non le ha permesso di avere altre opportunità. Ho trovato la lettura di questo romanzo molto piacevole. Buzzati è stato in grado di ricreare perfettamente l’atmosfera della Milano di fine anni ’50 e di coinvolgere in una vicenda che non è poi così felice.
Alessandra Micelli