In questo libro le voci narranti sono due: Toller e Ruth. Entrambi raccontano però la stessa storia, quella di Dora. Chi è Dora? O meglio, chi era? Dora era cugina di Ruth e amante e collaboratrice di Toller; era un’attivista della Resistenza antinazista che, costretta all’esilio in Inghilterra, ha continuato a lottare contro i crimini nazisti e a denunciare tutto ciò che accadeva nel suo paese d’origine finchè non è stata tradita e assassinata. In realtà tutti e quattro i co-protagonisti della storia erano legati, non solo da amicizia e rapporti di parentela, ma anche dalla lotta politica, ma era Dora che riusciva ad ottenere informazioni di prima mano e a tenere i contatti con la sua madre patria, era quella che conosceva meglio l’inglese, che sapeva tenere i legami e farsi rispettare, era coraggiosa, intraprendente e sempre molto attiva. Ed è stata anche l’unica dei quattro a rimetterci la vita! La storia è assolutamente ben pensata, non solo per portare a conoscenza dei lettori i crimini nazisti e le difficoltà degli esuli, ma anche per appassionarli, per legarli alla storia di questo gruppo di amici. Il problema è che la storia, non solo è narrata da due voci diverse, ma si sposta in continuazione dal passato al presente creando non pochi problemi di comprensione, soprattutto all’inizio. Questo continuo saltellare “di palo in frasca” è, a parer mio, molto snervante e non ben gestito dall’autrice.

Anto Spanò