È il primo romanzo che ha portato alla ribalta internazionale lo scrittore israeliano Eshkol Nevo. Nella periferia di Tel Aviv in una zona residenziale c’è una palazzina dove i loro residenti sono di estrazione borghese. L’autore racconta le vicende di tre famiglie del condominio in questione, ognuno vive nel proprio appartamento in un differente piano, vicende difficoltose. La loro abitazione diventa un microcosmo dove ruotano perplessità, tradimenti, inquietudini. Dalla teoria freudiana sulla personalità umana dell’ Es, Io, Super-io, lo scrittore sviluppa l’opera basando le differenti storie in corrispondenza di questa tesi psicoanalitica. Le vicende, i personaggi principali non s’intrecciano mai fra di loro se non tangenzialmente. Il comune denominatore che tiene unite le tre trame diverse è il bisogno impellente e naturale di raccontare le proprie problematiche a qualcuno. Il destinatario può essere un commilitone, un’amica lontana, una segreteria telefonica. La modalità di raccontare è anche diversa: una lettera, la compagnia di un amico, un registratore. L’idea di Nevo di associare la psicoanalisi con tre piani di un condominio e i loro componenti, devo ammettere è geniale. Ma la stesura, i “turn on and off” della trama non mi hanno particolarmente entusiasmato. Da questo romanzo è stato tratto l’omonima versione cinematografica con la regia di Nanni Moretti.
Antonio Martino