Giappone anni ’50. La corruzione che circola nei palazzi ministeriali fa da sfondo a quello che a prima vista appare come il classico suicidio di due giovani amanti. I corpi di una giovane donna e di un giovane uomo sono ritrovati, l’uno accanto all’altro in una cala rocciosa della baia di Hakata, una località della provincia giapponese. Accanto ai corpi una bottiglietta con tracce di cianuro. Il duplice, contestuale suicidio è la prima intuitiva risposta degli investigatori della polizia locale. Ma in un anziano investigatore scatta la molla del dubbio. Le sue investigazioni, peraltro non supportate da validi riscontri, non trovano, per questo motivo, concreto seguito nei suoi superiori. Ma c’è qualcuno che crede in lui e nelle sue intuizioni. Un brillante, giovane investigatore della polizia di Tokyo, collateralmente alle investigazioni sulla corruzione di alti e piccoli funzionari nell’ambito delle forniture statali, partendo dalle intuizioni del collega, conduce a sua volta una minuziosa, quanto faticosa indagine che alla fine gli consentirà di dare ampia soddisfazione ai forti dubbi sollevati sul suicidio dall’anziano investigatore. L’ indagine, che poggia su apparenti, esili riscontri, è fortemente favorita nel suo dispiegarsi, dagli inconfutabili riferimenti offerti dalla leggendaria puntualità e precisione del sistema ferroviario giapponese. Pubblicato nel 1958, Tokyo Express, è un giallo ben costruito, ma profondamente lontano dai canoni cui si richiama la letteratura gialla del mondo occidentale. L’ottima traduzione offre al lettore una compiuta visione dello spirito dell’autore. Una piacevole lettura per gli amanti del genere.
Domenico intini