In questo romanzo autobiografico l’autore, Leonard Michaels, ci narra la storia d’amore tra lui e la sua prima moglie, Sylvia Bloch. “Nel 1960, dopo due anni di corsi postuniversitari a Berkeley, tornai a New York senza un Ph.D e senza alcuna idea di cosa fare, a parte il desiderio di scrivere.” Tornato a vivere dai suoi genitori, trascorre le sue giornate “facevo le ore piccole seduto in cucina a bere caffè, leggere e fumare.” Fino a quando non si reca a trovare un’amica che “Poi mi presentò a Sylvia Bloch.” Tra i due è subito magia. Ben presto, però, l’amore si trasforma in ossessione. Sylvia mostra le sue fragilità, cade in una vortice che la ingoia: la sua insicurezza la rende insofferente verso qualunque attività del marito, gelosa e sospettosa, infelice e rabbiosa, e blocca le loro vite. L’angoscia di Sylvia mina le loro esistenze. Persino il ticchettio della macchina da scrivere di Leonard infastidisce la protagonista. Leonard, pur riconoscendo la malattia della moglie (che porta per giorni gli stessi vestiti, senza mai toglierseli, che cammina per giorni su scarpe rotte rifiutandosi di farle aggiustare ) è impotente e non può far altro che soccombere alla situazione, ai capricci, alla malattia, a lei che, nonostante tutto ama. Per loro, liti, discussioni violente, insulti, lacrime, diventano routine quotidiana, sono sempre al centro di questo rapporto morboso e ossessivo, sono costantemente sul bordo del precipizio, qualsiasi cosa può scatenare scenate furibonde. Fa da sfondo alla vicenda la New York degli anni sessanta, in particolare il Greenwich Village, l’underground newyorkese negli anni della Beat Generation di Jack Kerouac, che Michaels incontra una sera. Anni in cui erano tipiche le riunioni informali e fumose tra universitari che si incontravano, discutevano, si divertivano e condividevano i propri lavori fino a tarda notte, così come accade anche a Leonard e Sylvia e ai loro amici. In tutto questo l’autore ci parla anche un po’ di se stesso, dei suoi primi tentativi di scrittura “Scrivendo nella stanzetta, a volte mi prendeva una sorta di euforia, come se avessi trasceso ogni difficoltà e combinato qualcosa di buono. Il racconto si era scritto da solo” Un romanzo intenso, amaro, inquietante, ma al tempo stesso molto coinvolgente. Con una scrittura asciutta, precisa, cruda ed incisiva l’autore ci trascina all’interno della sua vita con Sylvia; voyeristicamente il lettore si trova catapultato lì con loro, in quella stanza, inerme, ad assistere alla loro vita, immergendoci senza filtri nelle liti, nelle discussioni, nella passione travolgente, rendendoci partecipi delle loro sofferenze. Tra le pagine è evidente, a mio parere, che l’autore abbia utilizzato la scrittura come terapia, ripercorrere gli eventi aiuta a focalizzarli e a fare ordine tra i pensieri, un gesto curativo, quasi espiatorio, l’esorcizzazione di un fantasma. È palpabile il senso di colpa che si stratifica tra le pagine di questo romanzo, la cui lettura non è emotivamente semplice e che lascia turbati.

Recensione di Marica C. ( LA BIBLIATRA)

Traduttore: Vincenzo Vergiani
Editore: Adelphi
Collana: Fabula
Anno edizione: 2016
In commercio dal: 15 settembre 2016
Pagine: 129 p., Brossura
  • EAN: 9788845931062