La voce narrante di questo libro è un bibliotecario; egli sta intervistando un politico che, con il suo partito, ha guidato e influenzato l’Italia del dopoguerra; il suo scopo è quello di scrivere un libro che ripercorra in modo fedele la storia e la politica di quel tempo. Antonio Manca, questo è il nome del politico, è ormai anziano e malato e rilascia le sue interviste nel giardino della sua villa, da un’accogliente poltrona bianca. Nonostante l’età avanzata, l’uomo è ancora molto lucido e racconta gli anni della sua giovinezza e dell’età adulta con un fiume di parole. Ma improvvisamente, tra questo fiume di parole, emerge il nome di un ebreo, Enrico Foà, di cui subito l’uomo nega di aver pronunciato il nome e afferma con sicurezza di non averlo mai conosciuto. Ma ormai il germe del dubbio è instillato nella mente del curioso bibliotecario, il quale, per mestiere e per passione, non si tira indietro di fronte a ricerche complesse. E’ così che scova Miriam, l’antica fidanzata di Enrico, la quale, prima si rifiuta di ricordare, ma poi…. Che ne è stato di Enrico Foà? Perchè non esistono documenti sulla sua vita? E Antonio manca cosa c’entra in tutta questa storia? E’ un buono o un cattivo? Ecco le domande che accompagnano il lettore fino all’ultima parte del racconto di Miriam! Un libro molto ben scritto che mischia la realtà storica con la storia di due ebrei nati dalla fantasia dell’autore. E’ il racconto di una storia d’amore interrotta da eventi imprevedibili e orribili, è la storia delle persecuzioni e della vita nel ghetto dove incontriamo personaggi verosimili in cui immedesimarsi e alle cui vicende appassionarsi .
Anto Spanò