Eva Cantarella presenta ai lettori, nel suo stile agevole e mai semplicistico, la differenza fra le due città simbolo della classicità, ribaltando molte delle opinioni comuni. Analizzando la differenza fra i miti delle origini delle due poleis, la studiosa, autrice di tanti volumi di successo, mette in luce come in entrambe fosse attiva la consapevolezza della propria identità, codificata nell’immagine di un eroe-liberatore, giunto a eliminare il pericolo della sottomissione a una potenza rivale. L’esame delle differenti costituzioni e dei diversi istituti sociali la porta a evidenziare come, in realtà, le diversità fossero poco sostanziali e più che altro legate a singoli aspetti della vita politica e sociale. Tuttavia, la Cantarella va ben oltre un’analisi degli istituti delle due città, arrivando a evidenziare l’uso, spesso distorto, che regimi e ideologie moderne ne hanno prodotto. L’appropriazione indebita del mito di Sparta da parte del nazismo e dei regimi comunisti o di quello di Atene da parte degli Stati Uniti, nell’ambito di un più vasto “Classicizing of the American Mind”, costituisce un aspetto assai significativo della fortuna di cui le due poleis ancora godono, ma anche dell’uso distorto che spesso si fa della storia, in una prospettiva a volte democratica a volte totalitaria. La sopravvivenza del mito di Sparta e Atene persino a rivisitazioni devianti e deviate rappresenta per la Cantarella, attenta indagatrice della classicità, la prova più evidente della forza e della resilienza della cultura greca, sopravvissuta, come ella nota nella chiusa del libro, anche a Trump e alla All-right americana. Consigliato non solo agli amanti della storia antica, ma soprattutto a chi è interessato a comprendere in cosa consistano ancor oggi la modernità e l’eredità del passato.

 

Einaudi editore

 

recensione di Maria Carolina Campone