Gli uiguri sono un etnìa di origine turca di religione musulmana che vive in Cina. La maggior parte vive nello Xinjiang, regione autonoma che si trova nella parte nord occidentale del paese. Il più grande gruppo etnico della Cina sono gli han che rappresentano il 92% dell’intero paese. La Cina per mantenere una forte identificazione nazionale ha sempre perseguito con tutti gli strumenti possibili le minoranze etniche soprattutto quelle che non si sono adeguate al modello cinese per tradizioni, lingua e cultura. Gulbahar vive con la propria famiglia nello Xinjiang, ha un proprio lavoro che la soddisfa economicamente, ma si accorge che la situazione democratica del proprio popolo viene minata giorno dopo giorno. Decide di emigrare con la propria famiglia in Francia e si stabilisce a Parigi, dove chiede asilo politico mantenendo però la propria cittadinanza. Un giorno riceve una telefonata dalla Cina con la richiesta di fare ritorno in patria per firmare alcune pratiche amministrative. Decide di partire per lei è anche un’occasione per riabbracciare i propri cari, ma come sbarca in aeroporto viene arrestata immediatamente. Inizia così il suo incubo lungo per più di tre anni, tra prigioni, campi di rieducazione e le “scuole” istituti creati dal governo cinese per una “purificazione” totale dalle proprie origini. Queste “scuole” non sono altro che campi di concentramento, dove un intero gruppo etnico viene rinchiuso e dove avvengono violenze fisiche psicologiche e sterilizzazioni di massa, ogni diritto umano viene cancellato. L’autrice racconta la propria esperienza e lancia all’Occidente un grido d’aiuto per la situazione del proprio popolo. La vicenda degli uiguri non è conosciuta ampliamente da tutti, non ha mai avuto la giusta risonanza mediatica, anche volutamente, questo libro vuole portare conoscenza e consapevolezza per l’ingiustizia che sta subendo un popolo.
Antonio Martino