“Il mondo è duro, Danny. Se ne frega. Non ci odia, no, ma nemmeno ci ama. Cose terribili accadono nel mondo, e si tratta di cose che nessuno sa spiegare. Le persone per bene muoiono in circostanze atroci e lasciano nello strazio chi li ha amati. Il mondo non ti ama, ma la tua mamma ti vuol bene, e io pure. Tu sei un bravo bambino. E quando ti vien voglia di piangere per quello che è accaduto a tuo padre, nasconditi in un armadio o sotto le coperte e piangi finché non ti sei liberato di tutto il peso che grava sul tuo cuore. È questo che deve fare un buon figlio. Ma bada a tenerti in careggiata. È questo il tuo compito in questo duro mondo: tener vivo il tuo amore e badare a tirare avanti, qualsiasi cosa accada.”

Premessa: non avevo visto il film prima di leggere il libro; e meno male, perché la famosa rappresentazione cinematografica di Kubrick ispirata a questo romanzo, che ci dà come immagine iconica quelle famose e inquietanti gemelline o che ci mostra il protagonista su un triciclo, non centra molto con la storia immaginata da Stephen King. Anche questo suo terzo libro (in ordine di pubblicazione) mi è piaciuto tantissimo, soprattutto nell’ultimo quarto, dove la narrazione subisce un’accelerata e il cattivo si rivela per quello che è: un debole, vittima di una forza più grande di lui, il male, che però dimostra all’ultimo una potenza ancora maggiore, l’amore. Jack trova lavoro come custode invernale di un hotel aperto al pubblico solo in estate, l’Overlook. Porta con sé la moglie, Wendy, e il figlio di 5/6 anni, Danny, che ha poteri di premonizione. È lui a capire che l’hotel sarà un posto malefico per la famiglia, già turbata dall’alcolismo di Jack e dalla solitudine del passato di Wendy. Arrivati all’Overlook infatti presenze inquietanti iniziano a rivelarsi ai Torrance e Jack in particolare si lascia condizionare dallo spirito cattivo e a diffidare della moglie e del bambino. La tragedia è annunciata fin da subito, in pieno stile King, ma solo negli ultimi capitoli si concretizza. Ciò che davvero mi è piaciuto, oltre all’approfondimento psicologico che lo scrittore ci regala, è il concetto finale del romanzo: a vincere è l’amore di Jack per il figlio, che è più forte del Male e che proprio per questo salva… non vi dico di più perché altrimenti spoilero troppo! La morale però mi ha un po’ ricordato alcuni passi di Harry Potter… dunque può non rimanermi nel cuore “Shining”? Come mamma, leggere che l’amore di un genitore può salvare un figlio, mi obbliga a emozionarmi fortemente davanti a questo genere di storie!

Alessandra Micelli