“Quel che era per noi, l’abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi: l’abbiamo fatto per sempre. Serbate la vostra vita al riparo da me. E non esitate un attimo, se sarà utile per la vostra felicità, a dimenticare questa donna che ora vi dice, senza rimpianto, addio.” Delicato, morbido, fluente, elegante: così è il tessuto della seta ma anche “Seta”, il libro di Baricco. L’autore racconta una vicenda, ambientata in Francia nella seconda metà dell’800, che ha come protagonista Hervé Joncour, uomo sposato e mercante di bachi da seta, che ogni anno si reca in Giappone per il suo commercio. Qui incontra una giovane donna con la quale nasce una relazione, fatta di sguardi, gesti, intesa, attrazione, nessuna parola. Questo legame verrà interrotto, così come i viaggi di Hervé in Oriente, lasciando al lettore una sensazione di rimpianto e incompiuto per un sentimento non vissuto. In questo testo, che è quasi una poesia per brevità e stile sublime, l’emozione sembra perdere contro le regole della società, ma l’inaspettato finale sposta lo sguardo su un affetto più potente, un amore quieto ma allo stesso tempo profondo, di cui si rischia di accorgersi quando è troppo tardi. Alla fine della lettura, dunque, si sente sì una malinconia di fondo, ma per una motivazione di cui durante il racconto non si ha sospetto. La seta, con la sua impalpabilità, ci scivola tra le mani: si cerca la felicità in un sogno irraggiungibile, non rendendosi conto di averne una, molto preziosa, più vicina di ciò che si crede.
recensione di @ilibridiboccadoro (Instagram)