Un gran bel romanzo, un romanzo profondamente umano. Ancora una conferma che questo scrittore, credo il più chiacchierato di tutta la Francia, mi piace assai, lo apprezzo, lo trovo molto interessante.
Un libro che comunque mi ha lasciato un notevole senso di tristezza addosso, come del resto anche i suoi precedenti romanzi, oltre a turbamento e inquietudine.
Ovviamente vi è il riferimento alla depressione, visto il titolo, ma dietro alla depressione clinica ciò che più emerge è la solitudine dell’uomo in occidente, la impossibilità del raggiungimento della felicità.
Spiccano fortemente il radicato nichilismo dell’autore insieme ad una certa tenera malinconia, ma anche notevoli dosi di umorismo che mi hanno strappato sorrisi durante la lettura.
Il protagonista è un agronomo ed è un uomo sconfitto che trascina la sua vita tra depressione e misantropia. Intrappolato in una relazione tossica e ormai giunta al termine, con una giovane giapponese, decide di darsi alla fuga.
Nella storia vi è inoltre un episodio brutale e di forte impatto che evoca molto da vicino gli scontri dei gilet gialli.
M.H. è come al solito cupo ed estremo ma scrive con moltissima cura. A mio avviso resta uno dei pochi autori contemporanei a dare un senso alla letteratura.
recensione di Daniela Ceccotti