“Non ho alcun appuntamento, né Federica sta a poche strade di distanza. È lei che ho chiamato uscendo da casa del mio ex, a lei ho detto: posso venire? Nessuna spiegazione da parte mia, nessuna domanda da parte sua. Benvenuti nell’intimità. Nella comprensione che non necessita di parole. La sorellanza che nasce unicamente nell’adolescenza e che, nonostante gli allontanamenti, trent’anni di lontananza, perdura nelle cellule” Via il dente, via il dolore: a me questo libro non è piaciuto! Forse lo stile troppo moderno, forse l’atteggiamento della voce narrante che non si capisce se sia di autodenuncia o di perdono, forse l’analisi poco approfondita dei legami familiari della protagonista, sta di fatto che non è riuscito a toccarmi. Dopo quello che all’inizio sembra essere un incidente, Livia una diciassettenne bellissima e desiderata dai suoi coetanei rimane offesa: il corpo cresce ma la sua mente rimane bambina. La sorella minore e la sua migliore amica vengono coinvolte dall’evento traumatico e ne pagheranno le conseguenze per i decenni a seguire. I temi scottanti del romanzo sono tanti: relazioni famigliari tossiche e irrisolte, amicizie indissolubili, difficoltà dell’età adolescenziale. Eppure non sono riuscita a rimanere affascinata da queste pagine che mi sono rimaste estranee. Ho deciso di leggerlo con la lettura di gruppo di “Amo i libri”, convinta dalla trama: le donne e il loro universo di fanciulle e poi adulte sono al centro della scena.
Alessandra Micelli