Terzo romanzo della saga che insieme a La casa degli spiriti e La figlia della fortuna completa la trilogia. Aurora nasce nel quartiere di Chinatown di San Francisco, cresce amorevolmente prima con i nonni materni, poi con la nonna paterna Paulina, donna abbiente, autorevole, a suo modo dimostrerà tutto il proprio affetto per la propria nipote. Trasmetterà ad Aurora la passione per la fotografia che da infatti il titolo all’opera. Questa nobile e affascinante arte non è comunque il tema centrale del romanzo, ma è la perfetta cornice per la facilitazione narrativa. La trama è molto appassionante, con cambi di scena improvvisi. I personaggi anche quelli minori con le loro storie e vite, esalteranno l’interesse del lettore. Ma come nella maggior parte dei romanzi della scrittrice cilena sono le donne le principali interpreti letterarie. Le loro vicende, passioni, sogni e rivalse di riscatto sociale saranno le fondamenta di questo libro. Uno dei temi principali è il ricordo, non solamente come semplice rievocazione del passato, ma come mantenimento della memoria storica e continuazione degli affetti e delle tradizioni. Altro elemento presente nel testo è il femminismo non esclusivamente come lotta politica e sociale ma anche come affermazione dell’importanza della donna nella famiglia. In questo ultimo argomento Allende affronta un altro sotto-tema pregiudiziale: il piacere sessuale femminile senza il quale non può permanere una felice relazione di coppia. Ho trovato questa lettura molto più entusiasmante rispetto a La figlia della fortuna, forse perché questo libro “chiude” il cerchio e da tutte le risposte alle vicende incompiute del precedente testo. Ma credo che l’amore verso Isabel Allende mi faccia apprezzare ogni suo scritto, le sue parole sono una dolce melodia capaci di cullare dolcemente la mia anima.
Edizione Feltrinelli
Antonio Martino