La prima scena di questo straordinario romanzo è impressa nella mente di miliardi di persone in tutto il mondo. Ci sono tre croci sul monte Golgota, a Gerusalemme, su quella centrale è inchiodato Jeshua, l’uomo che aveva sconvolto la Palestina negli anni precedenti. Sulla croce, l’insegna con il motivo della sentenza: GESÙ DI NAZARETH RE DEI GIUDEI. Ai piedi della croce, come narrano i Vangeli, ci sono i soldati romani, alcune donne, Maria, sua madre, i discepoli più fedeli, ma anche una figura misteriosa che, non vista da nessuno, vede tutto. E vedrà anche, tre giorni dopo, Jeshua uscire dal sepolcro e avviarsi verso Gerusalemme. E comincerà a seguirlo. Nel frattempo, a Capri, l’imperatore romano Tiberio inizia a ricevere strani segnali dalla Palestina. È un uomo intelligente, acuto e sospettoso, e intuisce che quel predicatore, quella “specie di profeta”, non era solo l’ennesimo predicatore di una terra dove i predicatori abbondano, ma era qualcosa di più. Era molto di più: un uomo che con la sua sola parola poteva minare le fondamenta dell’impero. Valerio Massimo Manfredi dipinge lo scenario dei giorni successivi alla morte di Cristo partendo dalla prospettiva della figura misteriosa che segue Jeshua nell’ombra, cerca di mantenere l’attenzione del lettore sul fatto che il suo sacrificio, si fosse reso necessario per l’adempimento delle sacre Scritture e della salvezza dell’umanità. Il demone, incaricato da Satana di tentarlo durante l’arresto e la crocifissione, e di ricercarlo nei giorni successivi alla morte e convincerlo a intervenire sui fatti storici per risparmiare la città di Gerusalemme, rappresenta la pretesa umana, di limitare la potenza divina di Cristo a una sorta di potere magico da invocare all’occorrenza per vedere avverati i propri progetti. Manfredi, invece, sembra cogliere e mettere in evidenza il fallimento di questo atteggiamento, dimostrando che il piano alternativo del demone, originato a seguito del diniego di Jeshua a intervenire, si sveli completamente fallimentare perché Dio non si piega alle fantasie degli uomini. Complesso sia nella prosa che nel linguaggio, la narrazione, o per la scelta di personaggi discussi come la torbida Berenice o l’ambiguo Tito Flavio Giuseppe o per la descrizione sommaria dell’Apocalisse, scorre avvincente; tuttavia, la vera acutezza di quest’opera risiede nel rendere protagonista di questo libro la compassione di Cristo, tratteggiandola come un avvenimento pronto a riaccadere in qualunque giorno di miseria della natura umana. FA RIFLETTERE.
recensione di Giuseppe Romito