Una rivisitazione della Rivoluzione Russa attraverso gli occhi di Aleksandr Bogdanov, intellettuale bolscevico e storico avversario di Lenin. L’idea è interessante e sviluppata con grande rigore storico, ma qualcosa non funziona. Innanzitutto la trama è scarna, per non dire inesistente: non succede nulla in questo romanzo se non una serie di incontri con ex compagni di lotta del protagonista, che daranno il via a lunghissimi flashback; anche la vicenda pseudo-fantascientifica, che sulla carta sembrava una trovata molto originale, viene a perdere di efficacia annacquata in un mare di ricordi e riflessioni che non le permettono di ritagliarsi il giusto spazio. L’altro problema dell’opera è una conseguenza diretta del primo ossia una scrittura pesante, infarcita di digressioni e troppo didascalica (apprezzabile il messaggio, ma non ho bisogno che mi venga spiattellato ad ogni occasione). Solo nei capitoli finali il ritmo si fa più serrato, ma non basta. Insomma non è un libro totalmente da buttare, non fosse che per l’enorme lavoro di ricerca che c’è dietro, ma non ha mai stimolato il mio interesse e sento che avrei potuto impiegare il mio tempo in maniera più proficua.
Giulia Pontecorvo