Connell e Marianne frequentano la stessa scuola a Carricklea, una piccola cittadina irlandese. Connell è bello e popolare, Marianne bruttina e solitaria, eppure si amano profondamente. Connell, però, fatica a dimostrare i suoi sentimenti. Se ne vergogna così spontaneamente che preferisce allontanare Marianne, piuttosto che affrontare il giudizio della comunità. Tuttavia, la storia fra Connell e Marianne non è destinata a finire. Negli anni successivi continueranno a comportarsi come i tasselli di un puzzle indissolubile, come i poli di un magnete che non può fare a meno di attrarsi e ogni volta finiranno per rimettersi insieme. E’ in un saliscendi di tensione amorosa che si segue l’evoluzione dei due protagonisti, la cui psiche tormentata è ben lontana dalla monotona “normalità” a cui aspirano per l’intero romanzo. E in questa stessa stasi opprimente il romanzo si consuma, senza che succeda davvero niente di mirabile né degno di nota, fatta eccezione per un paio di exploits inaspettati e alquanto estemporanei, che comunque si esauriscono rapidamente. La forma narrativa è sorprendente in quanto raccontata in maniera esasperante. L’autrice accompagna il lettore ad ogni passo, spiegando gesti e pensieri dei protagonisti come si farebbe con un bambino di cinque anni, ovvero senza mai “mostrare” realmente niente. Tuttavia, e per certi versi in maniera inspiegabile, la lettura riesce comunque ad essere magnetica e a coinvolgere il lettore che, in un misto di inquietudine e apatia, si ritrova a sfogliare le pagine con crescente curiosità. Il finale è, anch’esso, piuttosto incoerente e male amalgamato, ma, per allora, il lettore si sarà già affezionato abbastanza a Connell e Marianne da ricordarli, inaspettatamente, con una buona dose di comprensione e affetto.
Stefania Russo