“”Perché mai vorresti andare proprio in Florida?” “Eh?” “Se sapessi che la fine del mondo è vicina” “Ah… non lo so. Forse prima di morire mi piacerebbe andare a pescare in un posto dove ci sono tanti pesci.” “Ma, Macky, quando arriverà non vorrai mica essere tutto solo in Florida in mezzo a gente sconosciuta, no?” “Be’…” “Vorrai avere intorno la tua famiglia, no?”
Io adoro Fannie Flagg! Questo è un altro suo romanzo fantastico che ho scoperto con molto piacere. Protagonista è Dena, una bellissima e biondissima presentatrice tv di successo, che lavora a Manhattan. Soffre di un’ulcera che la obbliga a un periodo di riposo a Elmwood Springs, nel Missouri, l’unico paesino dove gli sia rimasto qualche parente. Qui trova un’accoglienza piena di affetto e eccentricità (in tipico stile zia Fannie) e anche un mistero da risolvere sul suo passato e in particolare su sua madre. È proprio la figura materna a nascondersi nella sua memoria e questa assenza le ferisce anche lo stomaco: bellissimi tutti i capitoli dedicati alla terapia a cui deve sottoporsi quando inizia a soffrire di gastroenterite psicosomatica. La soluzione del mistero inizialmente mi ha lasciata perplessa, ma poi con lo scorrere dell’ultima parte la scrittrice mi ha illuminata su un tema che proprio non conoscevo: la discriminazione dei neri bianchi, negli USA, durante il corso del Novecento. Come al solito, i libri della Flagg mi affascinano per i protagonisti. Sul retro di copertina di questo libro c’è una frase del “The Indipendent” che secondo me racchiude esattamente ciò che penso io a riguardo: “I personaggi di Fannie Flagg sono pieni di vita, irresistibili, leali, ciarlieri e un po’ matti. E soprattutto possiedono una saggezza unica”. I continuerò a voler scoprire le opere di questa scrittrice che non finisce mai di coccolarmi con le sue storie e farmi sorridere con la sua umanità.
Alessandra Micelli