O forse no di Maria Valentina Luccioli

Un gran bel libro, quello che Maria Valentina Luccioli ci ha regalato. Scrittura scorrevole, mai banale, non scontato, una pagina tira l’altra. Un romanzo che parla di donne forti, sensibili e coraggiose. Il libro si divide in due parti: nella prima si incontrano donne determinate, vissute in un periodo tragico, come quello dei due conflitti mondiali e della terribile persecuzione degli ebrei. L’amore, il dolore, la consapevolezza abitano la vita di Maria, la protagonista della prima parte. Maria è una donna “fuori dal coro”, ma con un travaglio interiore che riesce in qualche modo, e non del tutto, ad esternare solo a Liviana, anche lei con una vita non facile. Le due si comprendono e si supportano con affetto e gratitudine. “So quello che voglio, ho uno scopo, un’opinione, una fede e un amore. Lasciatemi essere me stessa, e sarò contenta. So di essere donna, una donna con una forza interiore e tanto coraggio.” Anna Frank La seconda parte riporta il lettore ai giorni nostri, in cui donne legate tra loro si interrogano sugli eventi passati, facendo riaffiorare ricordi dolci e malinconici, per restituire quelle verità che fino ad allora erano sconosciute o celate. Viviana, bambina, rimasta orfana di madre, e poi donna, districandosi tra lavoro ed affetti, è la protagonista di questa parte: bella, coinvolgente e delicata. Silvia è l’amica, la confidente, la spalla su cui piangere, ma è anche quella che la scuote, che la induce a reagire. Le due parti si alternano e si amalgamano perfettamente, senza mai perdere il filo delle due storie che si incontrano e convergono nella stessa direzione. I riferimenti storici, molto dettagliati, rendono il romanzo ancora più ricco e accattivante. Un romanzo pieno, in cui dominano sentimenti ed emozioni travolgenti. Amori, amicizie profonde, tragici eventi sono le parti pulsanti di questo romanzo. Un libro di donne, per le donne e per uomini che amano le donne. “Ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee.” Dacia Maraini

recensione di Gianna Ferro