La storia di Samia, giovane atleta di Mogadiscio, cresciuta in una città dilaniata dalla guerra civile e costretta dal radicalismo religioso e dal fondamentalismo islamico a tentare il “viaggio” verso l’Europa, è affrontata dallo scrittore con una prosa empatica, ma mai sdolcinata, efficace e non incline al sentimentalismo, che fa di questo libro un romanzo avvincente. Samia diviene simbolo non solo dei tanti migranti che, pur di sfuggire al loro destino, affrontano una discesa agli inferi affidandosi ai mercanti umani, ma, più in generale, di ogni persona che faccia della libertà la sua ragione di vita. La delicatezza con cui Catozzella tratta la vicenda di Samia fa sì che l’amaro finale –Samia è morta nel 2012, nel tentativo di agganciare la corda lanciata in alto mare da una nave italiana verso il barcone di disperati su cui si trovava- sia trasfigurato in un ideale avverarsi del suo sogno, sicché le fredde acque del Mediterraneo diventano, nelle ultime pagine del suo racconto amaro, eppure poetico, la pista dei corridori nelle Olimpiadi di Londra 2012. Una lettura che fa riflettere molto su uno dei drammi del nostro tempo.

recensione di Maria Carolina Campone