Come è possibile, a soli 4 e 6 anni di età, sopravvivere al freddo e alla fame di Auschwitz, scampare alle “cure” di Mengele (anche se ci si somiglia così tanto da poter essere scambiate per gemelle), essere separate dalla propria mamma, veder andare incontro alla morte i propri familiari e ritrovarsi a giocare in mezzo a “piramidi di cadaveri”? Ce lo raccontano Andra e Tatiana Bucci dando voce a quelle bambine dall’infanzia rubata che ancora vivono dentro di loro e che, dopo la tragedia dei campi di concentramento nazisti, hanno dovuto sperimentare la solitudine nell’orfanotrofio e che solo con il lavoro e la dedizione di Anna Freud e dei suoi collaboratori a Lingfield House, in Gran Bretagna, sono riuscite a riconquistare la possibilità di una vita normale. Un libro su uno dei periodi più oscuri della nostra storia che ci offre un’ottica diversa, quella dei bambini che sulla loro pelle hanno vissuto la crudeltà disumana di chi, dall’alto della propria presunta supremazia, ha usato il resto dell’umanità alla stregua di balocchi senza valore. Un pugno nello stomaco e un valido spunto di riflessione.
recensione di Patty Barale