“Ogni relazione affettuosa, anche la più temeraria, conosce dei colpi da cui deve guardarsi, voglio dire delle parole che vanno taciute, degli argomenti che non bisogna evocare.” Ho scelto di leggere “Menzogna e sortilegio” insieme a un gruppo di lettura di cui faccio parte perché di Elsa Morante ho letto solo “L’isola di Arturo” quando ero al liceo e ne ho un ricordo positivo. In effetti, anche questo romanzo mi è piaciuto molto. È un libro corposo, sia per la sua lunghezza, sia per la trama intrisa di fatti, sia per l’analisi che l’autrice fa della realtà e delle relazioni. Elisa, la protagonista, racconta la storia della sua famiglia e in particolare quella della madre e della nonna: due donne deluse dall’amore e prima ancora dai propri genitori. Del resto, la narrazione della Morante qui è un continuo approfondimento dei rapporti umani, sempre influenzati dal bisogno d’affetto più o meno intenso a seconda delle proprie esperienze infantili. Siamo nel secondo dopoguerra, la psicanalisi ha già preso piede e in questo romanzo è evidente. Lo si nota per esempio nella figura dell’egoista e egocentrico Edoardo, sempre viziato dall’affetto morboso della madre. Ma lo si nota anche nel ritratto che la scrittrice fa della follia (bellissimo a mio avviso il passo dell’epistolario tra Anna, Edoardo e sua madre, frutto della fantasia malata delle due donne). Non è un romanzo semplice da leggere: è un classico con un peso specifico importante, da affrontare con grande motivazione. Non lo consiglierei a qualunque lettore ma solo a chi è abituato a testi impegnativi. Io l’ho ascoltato nella versione audiolibro, letto dalla fantastica voce di Iaia Forte.

Alessandra Micelli