Il narratore di questo racconto, di cui non conosciamo nemmeno il nome, si rifugia per ripararsi da una fitta pioggia, in uno qualsiasi dei numerosi caffè di Vienna. Ma, una volta guardatosi attorno con più attenzione, capisce di ritrovarsi in un ambiente familiare. Dalla fitta nebbia dei ricordi emerge una figura seduta ad un tavolino, talmente concentrato nella lettura, da non rendersi conto di ciò che gli accade intorno. Il nome di quell’uomo era Jacob Mendel, un ebreo russo che era riuscito a varcare clandestinamente la frontiera, a rifugiarsi nella città di Vienna, dove si era stabilito. Ed era proprio in quel caffè che Mendel trascorreva le sue giornate a leggere; non aveva letto tutti i libri pubblicati, ma sicuramente conosceva tutti i titoli ed era in grado di procurarsi qualunque testo gli fosse richiesto. E questa era, infatti, la sua attività: un piccolo commercio di libri da cui ricavava il necessario per sopravvivere. Come già ho detto, quando Mendel era intento nella lettura, non si accorgeva di niente e di nessuno…e non si accorse nemmeno dello scoppio della 1° guerra mondiale. E’ in quell’occasione, a causa dell’intercettazione di sue lettere indirizzate a persone residenti in paesi nemici che l’uomo viene prelevato dalle autorità e rinchiuso in un carcere. Quando ne uscirà, non sarà più la stessa persona! I racconti di Zweig sono sempre eccezionali, già ti conquistano solo con il modo che ha di scrivere! Poi aggiungiamo a ciò anche i personaggi, così ben descritti nell’aspetto e nella personalità, e le storie diventano dei piccoli gioielli della letteratura.

Anto Spanò