Gnazio Manisco è un cinquantenne originario di Vigàta. Dopo aver vissuto diversi anni in America, a seguito di un incidente sul lavoro che lo ha fatto diventar zoppo e che gli ha fruttato un po’ di denaro come risarcimento, torna nella sua terra natìa e si sistema in un terreno che si affaccia sul mare. Lì costruisce un paio di stanze e si dedica a far rinascere quell’appezzamento abbandonato e trascurato per anni. Ad un certo punto si rende conto che ha bisogno di una sposa e si affida alla Gna Pina, vecchina del luogo che tutti in paese conosce. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, Gnazio si fidanza e poi sposa Maruzza Musumeci. Ma lei non è certo una donna comune…E qui mi fermo perchè altrimenti anticiperei troppo. E’ una storia che si allontana molto dagli standard a cui siamo abituati con Camilleri: non è un giallo, non c’è un enigma da risolvere, non ci sono crimini. E’ una favola, come l’autore stesso la definisce! Una favola che è ambientata tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 a Vigàta, una saga familiare con elementi magici a far da cornice. A me è piaciuta molto, nonostante la presenza di tutte queste stramberie magiche, irreali ed estremamente fantasiose. E con il dialetto, Camilleri ha dato il meglio di sè!
Anto Spanò