Madame de La Fayette (Marie-Madeleine Pioche de la Vergne, contessa di La Fayette; Parigi, 16 marzo 1634 – Parigi, 25 maggio 1693) viene considerata dalla critica letteraria l’inventrice del romanzo moderno per il suo largo spazio dedicato all’introspezione e alla psicologia, in particolar modo come notiamo dal suo capolavoro La principessa di Clèves, uno dei romanzi francesi più riusciti di tutto il Seicento.

L’ambiente in cui visse Madame La Fayette era quello della Francia aristocratica, quello dei salotti parigini, quello del preziosismo. Infatti, aveva aderito al gruppo delle Preziose, donne nobili fedeli ad uno stile di vita altezzoso, fenomeno di costume prettamente barocco, sia in ambito artistico sia letterario. Perciò l’influenza di quest’atmosfera sociale certamente si fece sentire nelle sue opere letterarie.
Era stata Marie de Sévigné, nipote del suo patrigno, a farla appassionare all’attività della scrittura, ma visto che all’epoca non era visto di buon occhio il fatto che una donna scrivesse romanzi, Madame de La Fayette decise di utilizzare spesso pseudonimi maschili per mascherare la propria identità.

Fu moglie del conte di Lafayette, assai più anziano di lei ed economicamente dissestato, ed infatti si disse che il loro matrimonio fosse stato puramente di interesse, perché il conte potesse godere delle ricchezze dell’autrice. Dopo la morte del marito e dell’intellettuale Francois de La Rochefoucauld a cui era molto legata, Madame de La Fayette decise di ritirarsi a vita privata. Morì a soli 59 anni il 25 maggio del 1693, sempre nella sua amata Parigi.

Il romanzo La principessa di Clèves trova la sua esemplarità proprio nel comportamento della protagonista altrettanto esemplare. Infatti, la principessa è la perfetta incarnazione dello spirito nobile parigino del suo tempo, mostra un comportamento che oggi parrebbe più che inusuale: è disposta a rimanere fedele al marito anche dopo la morte di lui, non cede al desiderio  amoroso provato nei confronti del duca di Nemours

La resistenza alla tentazione, la volontà di vivere secondo principi integerrimi, in purezza di sentimenti, porta la donna a essere riconosciuta con onore dalla società. Eppure, avrebbe avuto vita facile: il marito appare ormai rassegnato dal fatto che la moglie non lo ami, il duca di Nemours la corrisponde e la invita a lasciarsi andare.

Per fare un confronto, pensiamo ad un’altra figura femminile della storia della letteratura: Didone, uno dei più famosi esempi classici latini, per quanto abbia avuto l’intenzione di agire come la principessa, cede alla passione per Enea, perché è un’occasione che non può perdere. Così dimentica il suo primo marito Sicheo, recidendo il legame con il passato. Ecco, al contrario, la moglie del principe di Clèves lo rafforza, questo legame.

Madame de La Fayette ha sviluppato una scrittura psicologia: questo è un altro punto di forza del romanzo. Ai personaggi viene lasciato spazio per esprimere i loro pensieri, i loro conflitti interiori, in cui emerge in maniera predominante il tema della rinuncia. Infatti, i personaggi rinunciano all’amore in quanto garanzia e all’amore in quanto promessa.

fonte www.artspecialday.com