E’ sorprendente leggere questo libro, per capire come Antonio Scurati riesce a dare un volto letterario a un personaggio ampiamente sviscerato in chiave storica. Se qualcuno si aspettasse un romanzo storico penso che ne resterebbe francamente deluso; certo, ci sono alcune caratteristiche del genere, ma quella principale è la cura minuziosa dell’aspetto storico, elaborato e proposto con una serie di quadri in ordine temporale in cui di volta in volta risultano protagonisti Benito Mussolini, la sua amante e mecenate Margherita Sarfatti, un ancor giovane Italo Balbo, il fedelissimo Leandro Arpinati, Gabriele D’Annunzio dagli ultimi fuochi con l’impresa fiumana al suo ritiro nella villa sarcofago sul Garda, e altri personaggi ancora, realmente esistiti, di un’epoca cruciale nelle vicende italiane. La successione dei tempi va dagli albori del fascismo al clamoroso discorso del 3 gennaio 1925 alla Camera dei Deputati con il quale Mussolini assume su di sé le colpe delle violenze fasciste e in particolare dell’omicidio di Giacomo Matteotti. L’Italia che troviamo ad inizio romanzo è un’Italia ferita nell’orgoglio, un paese lacerato e stanco della vecchia politica, spaventato e affascinato da quel socialismo violento che promette la rivoluzione, cresce nelle campagne e manifesta nelle città. Benito Mussolini è un direttore estromesso, un uomo che ha cambiato idea e che ne paga le conseguenze, un giornalista che vuole fare politica e che cerca di parlare alla pancia di ex combattenti, di reduci dimenticati e scontenti, uomini che potrebbero accompagnarlo nella fondazione di quei Fasci di combattimento utili ad arginare il pericolo socialista. Benito Mussolini non è però uno stupido, è un pensatore e uomo d’azione, “un oratore persuasivo e vivace, potrebbe diventare un condottiero, un picchiatore temibile”, un uomo che non ha paura di osare e che presto farà quella rivoluzione che altri non hanno avuto il coraggio di fare. Con queste premesse Antonio Scurati ci narra la storia di quest’uomo, senza inventare nulla, riportando unicamente fatti accaduti, estratti di dialoghi e lettere autentiche, ci permette di leggere e conoscere in modo inusuale la parabola di Mussolini e del fascismo, degli uomini e delle donne (soprattutto amanti) che l’hanno accompagnato e sostenuto, oppure contrastato, e il coraggio di chi l’ha denunciato pubblicamente; ci porta a comprendere il clima di guerra civile, di violenza, di tensione, di conquista delle masse e di sete di potere, ci porta nei palazzi di governi incapaci, inoffensivi, nelle piazze di scontri e violenze, nelle campagne di omicidi e vendette, continue rappresaglie, faide politiche dove vige un “occhio per occhio sociale”, una vera e propria guerra civile tra fazioni violente, vendicative, dove vince lo stratega meglio armato e forse più deciso e dove hanno perso i non violenti come Matteotti o i civili innocenti come la piccola Leontina Rossi vittima della “strage del Diana” del 1921 compiuta a Milano dagli anarchici. Un clima di odio bipartitico dove non si dibatteva ma si uccideva e dove il futuro di quella stessa gente ha pagato il prezzo più alto. Raccoglie estratti di lettere, corrispondenze dello stesso Mussolini ma anche di Matteotti, Turati, dell’amante Sarfatti; riporta entusiasmi di giornali esteri e paure e sostegno di quelli nostrani. La narrazione, che procede spedita e avvincente, offre uno sguardo autentico sui numerosi eventi che coprono cinque anni di storia italiana, plana come D’Annunzio, sugli eventi storici offrendo con coraggio la lettura di una storia che pensavamo di conoscere e che invece scopriremo in modo diverso e di cui è impossibile dare “spicchi” di contenuto per l’immensità del bagaglio storico contenuto in essa. Il primo di tre volumi dedicati alla storia italiana nel ventennio, che è di Benito Mussolini dal suo affacciarsi sulla scena politica alla sua tragica caduta. Alla fine del quale ho tratto due semplici conclusioni. La prima è che la storia si ripete perché l’Italia attuale, per certi aspetti, ricalca quella appena uscita dalla Grande Guerra; la seconda è che forse uno degli scopi del libro è di far conoscere ai giovani che hanno un’idea vaga del fascismo che cosa esso sia effettivamente stato. Da parte mia ammetto di essere stato scettico all’inizio, ma poi di aver scoperto, come una storia raccontata in questo modo, una storia romanzata, mi abbia consentito riflessioni senza preconcetti, al fine di cercare di comprendere le cause dei comportamenti delle parti in gioco e forse ci sono riuscito, almeno così spero.

recensione di Giuseppe Romito