E’ una storia che ha origini lontane. Alla fine del ‘700 a Napoli un figuraro, cioè un creatore di personaggi per il presepe, è reso storpio da una malattia che ha colpito proprio le sue mani, strumento necessario per il suo lavoro artigianale. Ricorre, quindi, all’aiuto di un ragazzino, Purtualle, che mostra grande abilità nel disegno e nella creazione di sculture in argilla. Nonostante Purtualle sia entrato in modo burrascoso nella vita del figuraro, egli gli si affeziona e lo affida ad uno dei più bravi maestri del tempo, affinché possa sviluppare al meglio le sue doti artistiche. Ma Purtualle vive questa situazione come un abbandono e un tradimento. Alla morte dell’uomo, il ragazzo crea una statuina d’argilla con le fattezze del figuraro che ne risaltano i difetti fisici. E’ una statuina di incredibile precisione e bellezza che attraversa indenne i secoli, giungendo nella Napoli degli anni ’30 e ’40, fino ai giorni nostri. Un bel romanzo pieno di fascino e, sicuramente, rappresenta un’idea molto originale.

Anto Spanò