“Ho l’impressione di doverti dire alcune cose che non si possono dire, che non si possono scrivere”. Lettere a Milena è la raccolta epistolare delle lettere scritte da Kafka a Milena Jesenskà, traduttrice e giornalista ceca. Mentre le lettere di Milena sono andate perdute, quelle di Kafka sono state affidate a Milena che le conservò e consegnò ad un amico in comune. La corrispondenza inizia nell’aprile del 1920 quando Kafka si trova a Merano in una clinica per un soggiorno di cura, si interrompono nel novembre dello stesso anno per poi riprendere due anni dopo per qualche mese. La corrispondenza è la cronaca dell’amore tormentato, drammatico e mai vissuto tra la traduttrice ceca e Kafka, che si denuda di fronte a Milena. La loro conoscenza raggiunse un livello intimo e profondo; qualcuno afferma che fu solamente un amore platonico mentre altri affermano che sfociò in un amore anche carnale durante i soli due incontri a Vienna e a Gmund tra i due intellettuali. Lettere a Milena è un libro che parte in sordina, molto lento (la corrispondenza inizia per motivi lavorativi in quanto Milena contatta Kafka perché vorrebbe tradurre un suo scritto) per poi esplodere come un uragano a metà circa del testo. È un libro in cui vi è molto da sottolineare, per i lettori che lo fanno (come me), moltissimi sono i pensieri di Kafka che vale la pena leggere, rileggere e attenzionare. Durante tutto lo scambio epistolare i due protagonisti si rincorrono ma non si incontrano, da una parte per il carattere inquieto e irrequieto di Kafka, dall’altra perché quest’ultimo comprende che Milena non avrebbe lasciato il marito. È un libro che fa soffrire, il racconto di un amore travagliato ma molto intimo e potente, e probabilmente non consigliato a chi ha da poco vissuto una rottura o un amore non corrisposto o mai realizzato perchè “Tutto ciò dunque non mi ha proprio sorpreso, me l’aspettavo, mi ero preparata alla meglio a sopportarlo, quando fosse arrivato; quando poi arriva non si è mai preparati abbastanza, però non si crolla ancora.”

recensione di Luana Indelicato

 

Traduttore: Ervino PocarEnrico Ganni
Curatore: Ferruccio Masini
Editore: Mondadori
Collana: Oscar moderni
Anno edizione: 2017
Formato: Tascabile
In commercio dal: 27 giugno 2017
Pagine: XXIII-268 p., Brossura
  • EAN: 9788804682646
  • Libri di Franz Kafka
    Scrittore boemo di lingua tedesca. Figlio di un agiato commerciante ebreo, ebbe col padre un rapporto tormentoso, documentato nella drammatica “Lettera al padre” (1919). Il fidanzamento con Felice Bauer, interrotto, ripreso, poi definitivamente sciolto, la relazione con Dora Dymant, con cui convisse dal 1923, testimoniano l’angosciata ricerca di una stabilità sentimentale che non fu mai raggiunta. Intraprese lo studio della Giurisprudenza, si laureò nel 1906 e si impiegò in una compagnia di assicurazioni. Malato di tubercolosi, soggiornò per cure a Riva del Garda (1910-12), poi a Merano (1920) e, da ultimo, nel sanatorio di Kierling, presso Vienna, dove morì.
    Praga era, ai tempi, un vivace centro culturale e particolarmente viva era la presenza della cultura ebraica. Kafka strinse amicizia con Franz Werfel e Max Brod, partecipando alla vita letteraria della città. Nel 1913 esordì con una racconta di brevi prose, “Meditazione”. Nel 1916 pubblicò il suo racconto più celebre “La metamorfosi”, storia allucinante di un uomo che, risvegliandosi il mattino nel suo letto, si trova trasformato in un enorme scarafaggio e deve subire, fino alla morte, tutte le umiliazioni della nuova, degradante esistenza. Il 1916 è l’anno di “La condanna”, seguono poi “Nella colonia penale” (1919), “Il medico di campagna” (1919), “La costruzione della muraglia cinese” e tre romanzi incompiuti: “America” (1924), “Il processo” (1924) e “Il castello” (1926).
    Motivo fondamentale dell’opera di Kafka è quello della colpa e della condanna. I suoi personaggi, colpiti improvvisamente dalla rivelazione di una colpa apparentemente sconosciuta, subiscono il giudizio di potenze oscure e invincibili, vengono per sempre esclusi da un’esistenza libera e felice.
    Alcuni hanno scorto nell’opera kafkiana un significato religioso, interpretandola come un’allegoria dei rapporti tra l’uomo e la divinità inconoscibile; altri hanno ravvisato nei personaggi di Kafka l’immagine dell’uomo alienato dalla moderna civiltà industriale e condannato a una solitudine atroce.

     

    Da: “Enciclopedia della Letteratura“, Garzanti, 2003