Camilleri apprende per caso, da una nota a piè pagina, una di quelle notte piccolissime che spesso nemmeno si leggono, che nel 1945 nell’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina in provincia di Agrigento e nel convento di Palma di Montechiaro si verificarono due fatti eccezionali, concatenati l’uno all’altro. In quell’anno, infatti, il vescovo di Agrigento, Giovanni Battista Peruzzo, che era un fermo oppositore del latifondismo, fu colpito da due sicari. L’uomo rimase in pericolo di vita per 6 giorni. Negli stessi giorni, da un lato funzionari di polizia collusi alla mafia trovarono i giusti capri espiatori e la faccenda fu messa a tacere, dall’altro alcune suore del vicino convento, fatto costruire da un antenato di Giuseppe Tomasi, autore del Gattopardo, offrirono le proprie vite in cambio della salvezza del proprio pastore. Camilleri cerca di ricostruire la vicenda, approfondendo le notizie sui luoghi e sui personaggi protagonisti della vicenda, e ci fornisce un quadro esauriente e stupefacente, pur con qualche considerazione e deduzione personale. Un piccolo volume da leggere in un soffio, ma con notevole interesse.
Anto Spanò