Le Parole perdute è un romanzo che parla della perdita. E le parole sono la perdita minore se paragonata alla perdita cardine attorno cui ruota il romanzo: la vista. Il romanzo si mantiene vivo e vive delle descrizioni favoleggianti di una realtà ormai avvolta dal buio. La storia d’amore di fondo, in sé, non porta nulla di nuovo: triangolo amoroso, situazione vecchia come il mondo, che non porta stupore. Tuttavia ho trovato la narrazione piacevole dalla quale si traggono spunti di riflessione interessati. L’autrice utilizza vocaboli ricercati e la costruzione dei periodi ha qualcosa da insegnare, risultando elegante ma leggera. Il romanzo ruota attorno ad una storia vera: come venne inventata, la macchina da scrivere, se pur grandemente romanzata, da al libro un tocco in più. La protagonista non cade mai nel patetico per la sua disgrazia e mantiene intatta la sua dignità questo fa di lei un’eroina e il “viaggio dell’eroe” compie il suo arco perfetto. Non mi sento di liquidare questo scritto come un romanzetto rosa, andare oltre alcune volte è un atto dovuto. Di questa lettura rimarranno impresse le immagini vivide che l’autrice costruisce nella nostra mente con le parole. Un viaggio raffinato che vale pena affrontare.
Alessandra Grosso