Huckleberry Finn e Tom Sawyer sono diventati ricchi (e questo rende urgente la lettura di Le avventure di Tom Sawyer per colmare le lacune) e il papà del primo si rifà vivo per appropriarsi di tale ricchezza. L’uomo è, però, un ubriacone violento, così Huck decide di mettere in scena la propria morte e attraversare il fiume con una zattera. Si imbatte subito nello schiavo di Mrs Watson, Jim, fuggito la stessa notte per tentare di raggiungere il Nord, ottenere la libertà e dedicarsi poi al duro lavoro per riscattare la moglie e i figli. Huck e Jim viaggiano di notte per evitare che lo schiavo venga riportato indietro, ma, durante il viaggio non mancano di certo avventure pericolose ed incontri con dei mascalzoni imbroglioni! Il destino, però, fa in modo che Huck approdi alla fattoria degli zii di Tom, che si ricongiunga a quest’ultimo e che con lui concluda in bellezza le sue avventure. Forse perché sono un po’ grandicella per leggere Twain o forse per il fatto che io non ami molto i libri di avventure, non sono riuscita ad apprezzare questa storia fino in fondo. La prima parte l’ho trovata un po’ noiosetta, mentre l’arrivo di Tom Sawyer ha reso il tutto più frizzante e, a tratti, spassoso. Invece, il messaggio che Twain lancia da queste pagine l’ho trovato meraviglioso: non è detto che le idee che la società in cui viviamo ci inculca, siano una verità assoluta. La conoscenza delle persone è fondamentale nella vita, anche se ciò può condurre verso dolorose delusioni.
Anto Spanò