Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo.” In questa frase è spiegato tutto il dolore che si porta dentro la protagonista di questo romanzo, dopo che, appena tredicenne, il suo universo crolla e lei viene spedita come un pacco in montagna, alla sua famiglia naturale, senza alcuna spiegazione o avviso. Di colpo, scopre di non essere figlia di colei che chiamava madre e si rende conto che non riesce a chiamare madre la donna che l’ha messa al mondo. Difficile capire tutto ciò e difficile accettarlo. Ci vuole quasi un anno in un paese straniero prima che riesca a scoprire tutta la verità che si cela dietro ai fatti che le sono successi. “Io non conoscevo nessuna fame e abitavo come una straniera tra gli affamati.Il privilegio che portavo dalla vita precedente mi distingueva, mi isolava nella famiglia. Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere.”
Simona Fedele