Un professore cieco anzi, un supplente che viene chiamato per insegnare in una classe dell’ultimo anno di liceo, una classe con dei ragazzi con dei problemi esistenziali e disperati. Se vogliamo paragonare questo libro ad un film, potrei collocarlo tra Mary per sempre e Io speriamo che me la cavo. Omero Romeo, questo è il nome dell’insegnante di Scienze (Omero il nome, Romeo il cognome), entra nelle vite di questi ragazzi con un metodo originale e rivoluzionario: facendo l’appello. Voi direte: Cosa c’è di così innovativo in un appello? Non la solita chiamata per nome degli alunni con presente e assente, ma ogni alunno descrive la sua persona, chi è, cosa desidera dalla vita, di cosa ha paura, e soprattutto interagiscono l’uno con l’altra in base a ciò che ognuno dice. Tutto ciò viene esposto in quel momento, senza che ognuno prepari prima la sua “parte”. Il professore in questo modo cerca di immaginarseli e capirli. Il primo giorno gli chiede anche di toccare i loro volti. Questo suo modo di approcciarsi con i suoi alunni fa si che ci sia un’intesa tra di loro, una fiducia da entrambe le parti che a come finalità la crescita della loro autostima. Nonostante la classe reagisce bene all’apprendimento, trova un ostacolo insidioso quando i ragazzi decidono di estendere a tutta la scuola l’appello. Questo impedimento arriva dal preside che, riesce a sospendere Omero e a minacciare la classe di non ammetterla all’esame di maturità se non ritirano questa idea bislacca. Ma i ragazzi non si per vinti, riescono a portare il progetto fino al ministro dell’istruzioni. Dopo tante peripezie, riescono nell’intento, facendo capire anche agli altri insegnanti che l’appello non è un gioco, che gli alunni non vanno a scuola solo per imparare, anche per essere aiutati e capiti. In questo libro c’è la scuola, la vita e soprattutto l’amore: L’amore di un padre cieco per la sua famiglia, per i suoi alunni e per l’esistenza tutta. A tratti mi ha ricordato anche il libro Cuore. E’ una storia che insegna ad aiutarsi, ad avere fiducia nelle proprie capacità e a lottare per la propria libertà. Alessandro D’Avenia ritorna nel mondo della scuola e ce la racconta con altri punti di “vista”: scavando nell’animo umano senza inibizioni, senza imbarazzo, con tutta la delicatezza e la poesia che lui sa raccontare. Ci saranno altri commenti su questo libro perché altri lettori approfondiranno altri aspetti e altre sensazioni. E’ uno di quei libri che ha tanti orizzonti. Voto pieno per questa ultima “fatica” letteraria di D’Avenia.
Elena Antonini