“L’amore che uccide” è il romanzo d’esordio di Mariacarmela Torchi, edito “Opera Incerta editore” e pubblicato nel 2020. È il mese di settembre del 1973 quando Marta arriva a Modica, città del sud della Sicilia. Si è appena laureata ed è giunta nella città sicula per indagare sul caso di Anna, donna uccisa dal marito una volta che questo avevo scoperto del tradimento di lei con un altro uomo. Anche Marta, come Anna, ha una storia d’amore travagliata alle spalle e vuole solo dimenticare quello che è successo. Una volta arrivata nella città di Modica, però, si rende conto che non sarà facile acquisire informazioni dai concittadini della vittima: le persone sono restie e non danno molte informazioni a sconosciuti, soprattutto se si tratta di vicende locali. La stessa freddezza viene percepita da Marta anche in Giorgio, collega a cui viene affiancata, il quale è stato il primo ad indagare sul fatto di cronaca. Passano i giorni e Marta entra sempre più nel vivo della storia di Anna , approfondendo sempre più il suo legame con Giorgio. Il libro prende spunto da una vicenda realmente accaduta, mettendola in primo piano nella storia e portando il lettore a riflettere su un tema così attuale come la violenza sulle donne. Il fatto che sia ambientato in Sicilia si può considerare come un voler rappresentare non solo il sud ma tutta l’Italia, soprattutto l’Italia degli anni Settanta, un Paese ancorato ad altri usi e costumi. Oltre alla tematica, il libro è particolarmente gradevole e anche i personaggi sono ben descritti; è impossibile non entrare in empatia con Marta e Giorgio, le loro storie s’intrecciano durante tutto il corso della storia, così come la storia di Anna e della sua famiglia, raccontata come una madre con due figlie che non ha avuto altra colpa di trovare un uomo che era stata costretta a sposare, nonostante non provasse sentimenti nei suoi confronti. Sicuramente è una lettura veloce, si può leggere in un’unica seduta, ma è capace di lasciare il segno nel lettore, portandolo a pensare alla storia, a ciò che viene raccontato nelle 130 pagine del romanzo. Consigliato!
recensione di Lorenzo Peluffo