La voce narrante di questa saga familiare è Amalia Cuffaro, balia di Costanza Safamita.Amalia ormai vive insieme alla nipote disabile della quale si prende cura con attenzione e affetto. Ed è a lei che racconta tutta la vita di Costanza, dalla nascita alla morte prematura.
Amalia ha messo piede in casa dei Safamita il giorno della nascita della piccola ed è nelle sue braccia che la bambina viene deposta poichè la madre, Caterina, la rifiuta.
Costanza è nata con una chioma rossa e, questa sua caratteristica, suscita molti pettegolezzi. Ci sono dei precedenti in famiglia? E’ lo stesso barone, padre della piccola e zio della madre, a mettere a tacere queste chiacchiere. Il barone adora la bambina, la proteggerà durante tutta la sua vita e, fino all’ultimo giorno, le ripeterà di essere figlia di un grande amore.
Ma allora perchè Caterina rifiuta la figlia? Forse perchè desiderava un maschio per portare avanti il nome dei Safamita? Non dimentichiamoci che l’ambientazione è la Sicilia dell’800, dove le tradizioni sono profondamente radicate, anche se molti saranno, a breve, gli stravolgimenti politici e sociali! La questione non sarà chiarita che nelle ultime pagine e la stessa Costanza capirà questo rifiuto solo da adulta, quando tutti i segreti di questa famiglia così complessa verranno pian piano alla luce. Nel frattempo, noi lettori, dovremo accontentarci di seguire la crescita della piccola Costanza, il suo dolore per non essere amata da colei che le ha dato la vita, la sua costante ricerca di attenzioni, il suo costante impegno per essere una figlia perfetta, devota ai genitori, ubbidiente e sottomessa.
Solo una volta Costanza si mostrerà ferma nelle sue intenzioni e cioè nella scelta del suo sposo. Ma anche su questo fronte, non avrà molta fortuna e il marchese si rivelerà un pusillanime. Ma chissà…alla fine potrebbe esserci un riscatto e un attimo di intensa felicità per la nostra protagonista
Premetto che adoro le saghe familiari, che mi piace seguire e appassionarmi alle vicende di più generazioni di una stessa famiglia, quindi questo libro è sicuramente di mio gradimento e, gli attribuisco, senz’altro un bel voto.
Come in tutti i libri di Simonetta Agnello Hornby che ho letto finora (questo è il terzo), trovo che, già dall’inizio, siano presenti troppi personaggi e questa, dal mio punto di vista, è una pecca. Troppi personaggi che interagiscono fra loro tutti insieme creano abbastanza confusione, soprattutto se le parentele sono così intricate come nella famiglia Safamita.
Oltre ad appassionarmi per il fatto che si tratta di un genere che mi conquista, devo ammettere che anche per l’ambientazione sono abbastanza di parte: ritrovare la mia Sicilia, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, nelle pagine di un libro, lo trovo molto rassicurante perchè non mi sembra di esplorare mondi sconosciuti.
Anto Spanò