È tra i primi romanzi d’avventura di successo, considerato come una lettura per ragazzi, l’opera è più complessa da quanto possa sembrare. Robinson è un diciannovenne di estrazione borghese, la giovane età e il suo animo ribelle e anticonformista, lo inducono a intraprendere un viaggio avventuroso per mare. Il padre è contrario a questa decisione, avrebbe voluto un destino più agiato e convenzionale. Robinson un giorno s’imbarca su una nave, il viaggio fin da subito sarà turbolento: affronterà tempeste, disagi, l’assalto di pirati, arriverà fino in Brasile dove diverrà anche un affermato proprietario terriero. Ma il suo spirito indomito lo porteranno ad avventurarsi nuovamente per un viaggio di mare, questa volta naufragherà su un’isola deserta. È da qui che si struttura la parte fondante del romanzo. L’istinto di sopravvivenza, l’intraprendenza e la genialità sono delle peculiarità innate nell’uomo. Robinson scientemente ha rifiutato la società borghese ma inconsapevolmente incarna i vizi e gli agi della classe media, studiando e creando costruzioni per una vita da sopravvissuto più agevole. Diventerà padrone di questo luogo abbandonato, e questo ruolo verrà evidenziato ulteriormente con l’incontro con un indigeno che chiamerà Venerdì. Sarà il proprio servo, Robinson gli insegnerà ogni cosa del suo “mondo”, dalla lingua alla religione. Dafoe sottolinea così il colonialismo britannico rapportandolo nel dualismo padrone-schiavo. L’opera è un classico senza tempo, certamente il ritmo letterario è lento non schizofrenico come quello odierno. Robinson è un figlio del suo tempo, lo specchio della società del XVIII secolo. Un romanzo assolutamente da leggere
Ed. Adelphi
Antonio Martino