E’ un libro molto bello, un libro che non lascia indifferenti. Un libro riempito dai pensieri di un bambino di dieci anni, tenero, non istruito, molto sensibile che vive con una ex prostituta. Una storia delicata ed emozionante, piena di umorismo e di poesia che racconta di un amore materno in un condominio della periferia francese, dove non contano i legami di sangue ma la solidarietà e l’aiuto reciproco. Un amore che lega Momò a Madame Rosa, un amore improbabile ma molto tenero che inizia per convenienza e che poi si rivela incrollabile e purissimo. Sono gli anni Settanta, periferia di Parigi, quartiere multietnico di Belville ed il protagonista è appunto Momò, voce narrante di un bambino arabo di dieci anni e la sua anziana tutrice, Madame Rosa, una ex prostituta ebrea di 95 chili, reduce dal campo di Auschwitz. I pensieri di Momò fanno sorridere, commuovere ed emozionare perchè raccontati senza pregiudizi e con l’innocenza di un bambino che vive fra gli emarginati della banlieu parigina.
Anche la vita dell’autore è quasi un romanzo: eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, vincitore di due Premi Goncourt (premio che si può assegnare una volta sola) con “Le radici del cielo” nel 1956 e con “La vita davanti a sé”, ma scritto con lo pseudonimo di Emile Ajar. I critici lo consideravano ormai uno scrittore finito, lo snobbavano. Soltanto pochi mesi dopo la sua morte, il colpo di scena. Con la pubblicazione postuma di ” Vie et mort d’Emile Ajar”, si seppe che E.Ajar, il romanziere più promettente degli anni 70, altri non era che Romain Gary.
Sua seconda moglie fu la splendida Jean Seberg, attrice della Nouvelle Vague, interprete di Bonjour tristesse. A distanza di un anno dalla morte di lei, Gary si uccise. Si recò qualche ora prima del suicidio in Place Vendome a Parigi e acquistò una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perchè il sangue non si notasse troppo. Lasciò scritto un biglietto :
“Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove”.
Straordinario fino alla fine.
recensione di Daniela Ceccotti