Quando ho iniziato questo libro mi sono detta: “Wow! Promette molto bene, sarà una storia da leggere in un soffio!”. Poi ho continuato la lettura e l’entusiasmo è andato scemando sempre più. E’ la storia di Rocco, un senzatetto che vive sotto un ponte nella città di Firenze. E’ ormai anziano, sporco, senza denti e cerca di sopravvivere recuperando il cibo in mezzo alla spazzatura, proprio come fanno i topi. Ma la vita di Rocco non è sempre stata questa, c’è stato un tempo in cui aveva una famiglia, un buon lavoro, un buon amico e una splendida ragazza di cui era perdutamente innamorato. Quando lei lo lascia all’improvviso, Rocco è distrutto e non ne capisce nemmeno il motivo. Com’è possibile che la bella Anita abbia cambiato idea e non lo voglia più vedere? Ci deve essere un motivo! Ed infatti c’è: quello che credeva essere un amico, quello a cui aveva confidato che stava per sposarsi l’ha tradito calunniandolo. Da quel momento comincia a giocare, fino a perdere tutto e a ritrovarsi per strada. Tutto ciò, che sembrava ormai perso nel passato, torna prepotentemente nella mente di Rocco, il quale decide di vendicarsi, approfittando dell’arrivo imminente dell’uomo in Italia per un convegno di biogenetica. E per far ciò chiede aiuto a Bobo, sopravvissuto agli esperimenti di Mengele durante l’Olocausto. Bobo, che odia (e con ragione) tutta la razza umana, prende spunto dalla sua esperienza passata per ideare la vendetta… Per quanto mi riguarda, l’autore ha fatto due pessime scelte. Innanzi tutto la mancata divisione in capitoli, che rende la narrazione confusa, e usare il tema “nazismo”, permettendo così a Rocco di passare da protagonista, a semplice “comparsa”.
recensione di Anto Spanò