Il secondo sabato del mese di maggio del 1939 Vigata è tappezzata da grandi manifesti. Annunciano che la maga Arsenia, chiromante e chiaroveggente, riceverà clienti presso l’albergo Patria. La maga è accompagnata da un uomo, un “quarantino”vestito da turco che ha l’ incarico di introdurre i clienti. Nella realtà Arsenia è una ancor giovane donna. Il suo nome è Caterina. Si accompagna a Gaetano che quando occorre si traveste da turco. Caterina, come confessa a Jachino, uno dei primi clienti, si è inventata questo mestiere per sbarcare il lunario, ma soprattutto per evitare di dover guadagnarsi da vivere facendo ben altro mestiere, come avrebbe voluto Gaetano. Arsenia lascia parlare i suoi clienti e fa tesoro delle loro confidenze che sa utilizzare al momento opportuno. Si lascia guidare anche dalla fantasia. Un colpo di fortuna caratterizza la sua permanenza a Vigata. Proprio alla prima cliente sussurra dei numeri da giocare al lotto con l’impegno di suddividere l’eventuale vincita. I numeri escono ed immediatamente la fama di Arsenia si espande a Vigata e nei paesi del circondario. Tutti vogliono parlarle. In tanti si accalcano alla sua porta nella speranza di trovare soluzione alle loro ansie. Arsenia misura con arte e tanta fantasia le sue parole. Riesce nell’intento di sottrarre un poveraccio dalle grinfie di un prepotente cui predice l’esistenza di una improbabile “trovatura”, cioè di un tesoro nascosto in un piccolo orto. Ma alla fine sarà proprio lei a scoprire una vera e propria “trovatura”. Una “trovatura” che le consentirà di porre fine alla sua incerta carriera di maga. Un piacevole racconto, un altro gradevole quadretto lasciamoci in dono da Anfrea Camilleri.

Domenico Intini