il protagonista è Riccardo Mezzanotte trasferito alla vigilanza della stazione di Milano una ventina di anni fa, qui si svolge tutto il libro, dal commissariato di polizia della stazione centrale hanno a che fare con vari reati minori ma il nostro protagonista naturalmente allergico alle gerarchie e agli ordini indaga su un serial killer di animali, la peculiarità di questo assassino è che parte dai topi e poi animali sempre più grandi, quando tenterà di rapire un bambino diventerà un’ indagine a tutti gli effetti, porterà a realtà inimmaginabili, a persone strane, in un mondo fantastico abitato da gente che vive in comunità dividendo tutto dove il denaro non esiste. Un libro lungo, più di 800 pagine, diviso in 3 sezioni, ha tutto, thriller, rosa, fantasy, ogni tanto ci si perde nei meandri della stazione ma il tutto sempre molto sul pezzo.
Micaela Ferrian
Possibile apprezzare un Autore che in poche pagine di apertura riesce a sfoderare vari sfondoni linguistici del tipo: “Torna pure a fare il tuo lavoro, *******, che il mio lo so fare…” , senza accento sul che!? C’è differenza tra che pronome e ché (perché) congiunzione causale?
“Chiamò quattro uomini e gli fece cenno di seguirlo”, “gli”? Ma non erano 4? Dov’è finito il corretto “loro”?
Basata leggere le poche pagine di estratto per trovare una prosa ridondante, lentissima, stucchevole. Per descrivere il fermo di alcuni tifosi violenti su un treno servono 6 pagine di inverosimili descrizioni, quando 6 righe sarebbero state già troppe. Naturalmente, salvo gli errori che non sono opinabili, si tratta di giudizi personali.