Il libro si apre con una bella atmosfera allegra. Al ristorante “Le jardin” il titolare sta aspettando le cinque clienti che da oltre 15 anni si riuniscono a un tavolo del suo locale il primo martedì di ogni mese. Sono clienti che vivacizzano il locale con il loro allegro timbro di voce e le loro accese discussioni e di cui il ristoratore conosce ogni piccolo particolare. Caroline è un avvocato di successo, donna sicura di sé che sa destreggiarsi bene in qualsiasi situazione. Estelle è una ricchissima e viziatissima signora. Kiki è la più giovane, si occupa di architettura, ma non riesce ad affermarsi sul lavoro, nè a vivere una situzione sentimentale stabile. Judith alle prese con il secondo matrimonio e con un marito gravemente malato. Eva, la mamma superperfetta. Poi l’atmosfera cambia. Le amiche del martedì non entrano nel locale, il quale rimane desolatamente silenzioso. Questo perchè tutte sono accorse a confortare Judith che ha appena perso il marito. Qualche tempo dopo la donna trova un diario del marito sul quale è appuntato il suo ultimo pellegrinaggio a Lourdes, con tanto di date, itinerari, nomi di alberghi e ristoranti, impressioni, sensazioni e foto. Judith deve colmare un enorme vuoto e, senza saper bene perchè e cosa esattamente vuole trovare, decide di intrapendere lo stesso viaggio dell’uomo appena scomparso. Ovviamente le amiche si offrono di accompagnarla… Ammetto che all’inizio mi piaceva. Risultava scorrevole e frizzante e si annunciava, nemmeno troppo velatamente, un segreto da svelare che incuriosiva e intrigava non poco! Inoltre ho un debole per i libri che trattano il tema della complicità derivante da un’amicizia indistruttibile. E questo era già un punto a favore. Man mano che si procede con la lettura però, la storia si ridimensiona per sfociare nell’argomento “tradimento” e nelle banalità. Infine l’autrice, secondo me, ha voluto strafare lanciandosi anche nel campo religioso e trattando dell’effetto dei pellegrinaggi sulla gente, dell’atmosfera magica di certi luoghi e sull’importanza dell’espiazione del peccato, senza riuscire a centrare l’obiettivo.

Anto Spanò