Scritto nel 1936 e pubblicato due anni dopo, questo romanzo, fin dalle prime pagine, offre al lettore la cruda visione degli aspetti più deteriori di una società nella quale occupano un posto privilegiato l’ipocrisia, l’arrivismo, la corruzione, la smodata ambizione, il tradimento, l’adulazione. Ma, soprattutto, la voglia di emergere ad ogni costo, anche a scapito di quelli che dovrebbero essere gli affetti più cari. Un mondo siffatto è quello che attrae il protagonista, Jean-Luc Daguerne, un giovane squattrinato, ma ricco di smodata ambizione. Sposando Edith, la bella figlia di Abel Sarlat, un ricco banchiere ben introdotto nel corrotto ambiente politico, senza amarla ed essere a sua volta riamato, Jean-Luc pensa di riuscire nel suo ambizioso intento. Ma le cose non sono così facili. Il mondo cui aspira di approdare, stritola tutti, compreso Sarlat e uomini politici di alto livello. Disdegnando ogni affetto familiare anche in momenti di grande difficoltà, Jean-Luc si butta a capofitto nel mondo della politica nel quale, grazie a servigi resi, riesce in qualche modo a farsi notare, apprezzare ed anche invidiare. Ma è un mondo infame nel quale il tradimento occupa un posto di rilevanza. Jean-Luc, ormai entrato a pieno titolo negli ambienti della politica, aspira ad essere eletto deputato. Ma, proprio nel momento di raggiungere l’agognato traguardo, la smodata attrazione per Marie. la fragile compagna del suo miglior amico, lo spinge a rinnegare l’amicizia pur di avere il vero e proprio possesso della giovane donna. Gesti e comportamenti inconsulti finiscono con il condizionare e penalizzare le sue ambizioni. Fino all’estremo dramma che si consuma davanti Jose’, il suo più giovane fratello che vedeva in lui il modello da seguire per soddisfare a sua volta le proprie ambizioni. Un bel romanzo che mette in luce l’aridità dei sentimenti e la triste realtà di un mondo che in effetti è fondato sulle umane miserie.

Domenico Intini