“I miracoli capitano” diceva sempre il custode. “A volte non c’è altra via d’uscita, e allora capita un miracolo.”.

Ronja ha dieci anni, Malissa diciassette. La loro esistenza si svolge in una piccola cittadina alla periferia di Oslo. Il padre, un affettuoso e romantico poeta, perde un lavoro dopo l’altro; il frigo quasi sempre vuoto… Vendere alberi di Natale può essere l’occasione per ritrovare un po’ di calore nella fredda casa, un po’ di cibo diverso dai soliti cornflakes con il latte, le bollette da poter finalmente smaltire, ma mentre Ronja spera in un cambiamento radicale e sogna quella baita in mezzo al bosco con un caminetto sempre acceso, Melissa è consapevole che non durerà e prima o poi il papà sarà di nuovo riportato a casa da qualcuno perché troppo ubriaco per reggersi in piedi da solo. E così sarà. “Il re Alcol è un padrone duro da servire”. Quel lavoro però non può andare a qualcun’altro, deve restare in famiglia e sarà Melissa a rimboccarsi le maniche tra l’abete comune e quello bianco, tra il peccio di Sitka, i covoni e le ghirlande. Ma c’è una cosa che a Natale tutti sentono: la magia. Ma qual è questa magia? Essere più buoni? Fare del bene? E con chi si vuole essere più buoni e fare del bene? Ma con i bambini poveri, naturalmente! Così anche Ronja viene arruolata nella “brigata” dei venditori del verde decorativo… Il suo ruolo è quello della piccola fiammiferaia, deve intenerire il cuore degli acquirenti per far loro aprire il portafogli… Poi arriva il giorno della recita e insieme a quel giorno arriva di nuovo la speranza, ma per Ronja la speranza arriva solo per rovinare tutto. La speranza ti obbliga a guardare il pubblico con attenzione, una faccia dopo l’altra, le luci si spengono e i canti iniziano, ma il volto di papà non c’è… Ma c’è la gentilezza degli estrani: il custode della scuola, il vicino brontolone, il collega di Melissa, il papà di un compagno di scuola… Una fiaba di Natale che apre il cuore, che ci svela le ipocrisie, che ci fa sperare in un lieto fine. Chissà, quella baita con il caminetto sempre acceso forse non è poi così tanto lontana…

Erika Maccan