Nell’antica Grecia per poesia lirica si intendeva la poesia accompagnata dal suono della lira. Cioè la poesia cantata. In realtà il nome primo di questa poesia fu “melica” da “melos” canto. Accanto alla poesia “melica” fiorirono anche L’elegia e il giambo. In particolare, l’elegia, il cui nome richiamava il flauto, era poesia recitata, accompagnata dal suono di questo strumento. Un precursore dell’elegia fu TIRTEO. Originario verosimilmente di Mileto, visse nella seconda metà del VII secolo a. C. a Sparta. E spartano fu considerato anche da Platone. Il motivo è dato dal fatto che le opere di TIRTEO esprimevano ed esaltavano appieno il valore guerriero spartano. Il suo poetare richiama sicuramente Omero. Ma mentre il valore degli eroi omerici è un valore individuale, il valore cantato da TIRTEO è il valore collettivo dell’intera città. Valore collettivo profondamente sentito dal singolo cittadino, consapevolmente disposto all’obbedienzza ed al sacrificio per il bene della patria. TIRTEO, quindi, è la voce attraverso la quale parla la patria. Proprio per il suo richiamo patriottico la poesia di TIRTEO fu molto amata non solo a Sparta, ma anche ad Atene. Goethe definì “poesia tirtaica” la poesia che suscita nell’animo umano sentimenti di virtù e fortezza. Della sua opera si ricordano in particolare “LE ESORTAZIONI ” Si tratta di esortazioni guerriere delle quali ci sono pervenute, quasi per intero, tre elegie. Di altre opere, come i “CANTI D’ASSALTO ” è pervenuto solo frammento, peraltro di dubbia attribuzione a TIRTEO.
Domenico Intini.