L’epigramma fu la forma più caratteristica nella quale si espresse la poesia del periodo ellenistico. Il termine epigramma sta invero a significare una “iscrizione” . Cioè parole incise sul marmo, sulla pietra, sul bronzo da consegnare all’eternità. Ma il genio dei poeti greci ne trasferì il concetto alla poesia. L’epigramma fu cosi utilizzato per esprimere impressioni e sensazioni dell’attimo fuggente, in maniera assolutamente libera ed individualistica. Tanto è vero che ci sono pervenuti vari tipi di epigrammi. Alcuni, soprattutto i primi, più aderenti al concetto di “iscrizione , altri invece senza alcun collegamento esso. Tra i vari poeti del periodo può citarsi LEONIDA. Leonida nacque a Taranto intorno al 320 a. C. Visse in grande povertà. Si autodefini’ ” il randagio”. Infatti dopo alcuni anni trascorsi presso la corte dell’Epiro, caduto in disgrazia, cominciò una vita da poeta errante. Componeva epigrammi per sopravvivere. Morì intorno al 260 a. C. Di lui ci sono pervenuti un centinaio di epigrammi. Sua caratteristica è quella di scrivere in maniera poco intellegibile, volutamente ricercata ed oscura. Gli epigrammi più Interessanti sono quelli nei quali il poeta parla di sé e della miseria che lo opprime. Negli ultimi anni della sua vita, prevedendo di dover morire lontano dalla sua patria, scrisse il proprio epitaffio.
Domenico Intini