Notte d’inverno
Mulinava la neve su tutta la terra
in ogni dove,
una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Come d’estate a sciame i moscerini
volano sulla fiamma,
precipitavano i fiocchi dal cortile
sul riquadro della finestra:
La tormenta attaccava al vetro
cerchietti e strali.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Sul soffitto rischiarato
si stendevano le ombre,
incroci di braccia, incroci di gambe,
incroci della sorte.
E due scarpette cadevano
con rumore sul pavimento,
e a lacrime la cera dal lucignolo
gocciolava sull’abito.
E tutto scompariva nella foschia nevosa
canuta e bianca.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Sulla candela un soffio da un angolo
e l’ardore della tentazione
sollevava, quale angelo, due ali
in forma di croce.
La neve mulinò tutto il mese a febbraio,
e senza posa
una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Boris Pasternak