“Da Le tre grazie”

 

Alle Grazie immortali

le tre di Citerea figlie gemelle

è sacro il tempio, e son d’Amor sorelle;

nate il dì che a’ mortali

beltà ingegno virtù concesse Giove,

onde perpetue sempre e sempre nuove

le tre doti celesti

e più lodate e più modeste ognora

le Dee serbino al mondo. Entra ed adora.

Nella convalle fra gli aerei poggi

di Bellosguardo, ov’io cinta d’un fonte

limpido fra le quete ombre di mille

giovinetti cipressi alle tre Dive

l’ara innalzo, e un fatidico laureto

in cui men verde serpeggia la vite

la protegge di tempio, al vago rito

vieni, o Canova, e agl’inni. Al cor men fece

dono la bella Dea che in riva d’Arno

sacrasti alle tranquille arti custode;

ed ella d’immortal lume e d’ambrosia

la santa immago sua tutta precinse.

Forse (o ch’io spero!) artefice di Numi,

nuovo meco darai spirto alle Grazie

ch’or di tua man sorgon dal marmo. Anch’io

pingo e spiro a’ fantasmi anima eterna:

sdegno il verso che suona e che non crea;

perché Febo mi disse: Io Fidia, primo,

ed Apelle guidai con la mia lira.

(Inno primo, vv. 9-27) Da Le tre grazie di Ugo Foscolo (dedicato alle Tre  grazie di Antonio Canova)